Dalle origini svizzero-siciliane di Francesco Calì alla leggendaria squadra di Mantovani: il viaggio di una maglia che è diventata icona
L’avventura inizia con un giovane siciliano emigrato in Svizzera. Era l’alba del Novecento quando Francesco Calì, appena diciottenne e cresciuto a Ginevra da genitori catanesi, arrivò a Genova portando con sé la passione per il “foot-ball”. Quella scintilla, accesa dall’amico Franz (come veniva chiamato), sarebbe diventata con il tempo un fuoco inestinguibile sotto la Lanterna.
Il primo passo: l’Andrea Doria e la nascita della rivalità cittadina
Il derby di Genova nasce ufficialmente il 9 marzo 1902. Dopo un’esperienza con i fratelli Pasteur al Genoa Cricket and Football Club, Calì decise di creare una sezione calcistica all’interno dell’Andrea Doria. La prima sfida tra le due squadre si disputò vicino al torrente Bisagno e terminò 3-2 per i “grifoni”, già quattro volte campioni d’Italia. Nasceva così quella che sarebbe diventata una delle rivalità più sentite del calcio italiano.
I giocatori dell’Andrea Doria vennero soprannominati “doriani”, un appellativo che avrebbe attraversato i decenni, resistendo a fusioni e cambi di nome, fino ai giorni nostri.
L’ingresso della Sampierdarenese: da outsider a protagonista
Una terza forza si affaccia nel panorama calcistico genovese. Mentre Genoa e Andrea Doria si contendevano la supremazia cittadina, un gruppo di studenti della Società Ginnastica Comunale Sampierdarenese fondava una nuova realtà calcistica. Quella che inizialmente sembrava una piccola squadra di periferia compì una scalata impressionante: dalla Terza Categoria alla Serie A in soli dieci anni.
Nel 1922, la Sampierdarenese (già chiamata affettuosamente Samp da molti) raggiunse addirittura la finale del campionato, cedendo solo alla Novese dopo tre partite. La maglia bianca attraversata da una banda rossonera era ormai entrata nell’élite del calcio nazionale, rappresentando lo spirito combattivo dei lavoratori del porto e delle fabbriche.
Fusioni forzate e identità perdute: gli anni bui del fascismo
Il regime impone la “Grande Genova” anche nel calcio. Nel 1927, i gerarchi fascisti obbligarono la fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria, dando vita alla Dominante. Fu un momento traumatico per i tifosi, costretti ad accettare anche una maglia nera che rifletteva i colori del regime.
Seguirono anni di confusione, con ulteriori cambi societari e fusioni, in un contesto reso ancora più difficile dall’avvento della Seconda Guerra Mondiale. La stagione 1945-46 fu disastrosa per tutte le squadre genovesi, rendendo necessaria l’ennesima riorganizzazione.
1946: nasce la Sampdoria
Dalla fusione nasce una delle maglie più iconiche del calcio mondiale. Nell’estate del 1946, Andrea Doria e Sampierdarenese si accordarono per dare vita a una nuova squadra. Dopo animate discussioni sul nome (Doria-Samp o Samp-Doria?), si optò per “Sampdoria”, tutto attaccato.
La vera magia accadde però con la creazione della maglia: blu con una fascia orizzontale bianca, attraversata da una striscia rossa e una nera, con al centro lo stemma della Repubblica di Genova. Una combinazione che inizialmente suscitò perplessità ma che sarebbe diventata uno dei simboli più riconoscibili del calcio italiano, tanto apprezzata quanto le slot offerte da ZetCasino in Italia lo sono tra gli appassionati di intrattenimento online.
L’epoca d’oro: la Sampdoria di Mantovani
“In verità vera io vi dico che mai, dico mai, non ci sarà più una squadra come quella”. Queste parole potrebbero essere il perfetto epitaffio per la Sampdoria di Paolo Mantovani, il presidente visionario che trasformò una squadra di provincia in campione d’Italia e finalista della Coppa dei Campioni.
Era la Samp di “Vialli y Mancini”, come amava dire il filosofico allenatore Vujadin Boskov. La squadra che vinse lo scudetto nella stagione 1990-91 e raggiunse la finale di Wembley nel 1992, perdendo solo per un “tiraccio” di Ronald Koeman contro il Barcellona di Johan Cruyff.
Quella Sampdoria non rappresentava solo un gruppo di campioni, ma un’idea di calcio gioioso e spettacolare che conquistò i cuori degli italiani, dimostrando che anche una “provinciale” poteva sognare in grande, un po’ come raccontò Luis Enrique parlando di Marco Verratti, quando sottolineò come i talenti possano emergere da qualsiasi realtà calcistica.
Verso l’80° anniversario
Il prossimo anno la maglia blucerchiata festeggerà 80 anni di storia. Otto decenni di emozioni, vittorie, sconfitte e rinascite sotto il segno di quei colori che sono diventati parte dell’identità di Genova. Una storia che continua a rinnovarsi, come dimostra il ritorno di Chicco Evani, uno dei “bambini” cresciuti nel vivaio blucerchiato.
La storia della Sampdoria è fatta di continui cambiamenti e trasformazioni, ma l’essenza rimane immutata: quella passione nata dall’intuizione di Francesco Calì, l’amico Franz, che ha saputo resistere alle fusioni forzate, alle guerre, alle crisi economiche, fino a diventare uno dei simboli più riconoscibili e amati del calcio italiano.